mercoledì 24 ottobre 2007

Il racconto del Vajont


Marco Paolini –Gabriele Vacis
Garzanti

Ti dice niente Vajont? 9 ottobre 1963. Dal monte Toc, dietro la diga del Vajont, si staccano tutti insieme 260 milioni di metri cubi di roccia. Cascano nel lago dietro alla diga e sollevano un’onda di cinquanta milioni di metri cubi. Di questi cinquanta milioni, solo la metà scavalca la diga: solo venticinque milioni di metri cubi d’acqua… Ma è più che sufficiente a spazzare via dalla faccia della terra cinque paesi: Longarone, Pirago, Rivata, Villanova, Faè. Duemila i morti.
La storia della diga del Vajont inizia sette anni prima, si conclude in quattro minuti di apocalisse con l’olocausto di duemila vittime.

Ho visto e rivisto il monologo del fantastico Marco Paolini –
NE CONSIGLIO LA VISIONE - VOTO 10

Non posso lasciare che termini il mese di ottobre senza ricordare questa grande tragedia, rimasta, come altre, senza colpevoli. Paolini invita tutti ad una visita alla diga, e anch’io la consiglio.
Scrive: “Una volta nella vita vai a ficcare i piedi là sopra… prova a fartene una ragione…se hai coraggio parla con qualcuno…e poi leggi i documenti. Quella che hai sotto i piedi è la seconda più grande frana caduta sul pianeta da quanto è apparso l’uomo. La prima in India, la seconda questa.
MA NON E' CADUTA... E' STATA PROVOCATA”!

8 commenti:

Grissino ha detto...

questa grande tragedia, rimasta, come altre, senza colpevoli
***
Già... la solia vergogna italiana.
:-(

LauBel ha detto...

Se penso ad un disastro come questo mi vengono letteralmente i brividi... purtroppo accadono delle cose talvonta inspiegabili e, ancora più inspiegabile, sembra essere l'indifferenza di tutti, governanti in primis. se ne parla, giusto il momento della commemorazione, per poi lasciare che tutto cada nell'oblio; a quando qualcosa di "concreto"?

PS
grazie della "visita" al mio blog!!! (sono in pieno accordo con te sulla "passione" per la pizza!!)

Anonimo ha detto...

Sono stato a Longarone. Mentre camminavo tra quelle strade, avevo la sensazione di entrare nella casa di qualcun altro, senza aver chiesto "permesso".
Non sò se rendo l' idea, ma mi sembrava di non avere, nonostante non c' entrassi nulla con la tragedia di 40 anni prima, il diritto di camminare li...

Irene ha detto...

x grissino e x laubel: già, è uno stile ormai lascia scorrere il tempo e non concretizzare nulla.
x andrea: Quel luogo mi invitava al silenzio. Anch'io ho provato la tua stessa sensazione, quasi di disturbo. Mi capita spesso, quando arrivo in borghi come questo, dove senti che esiste ancora la solidarietà, di sentire che sto entrando "in casa d'altri".

Grissino ha detto...

Uh, mi interessa il libro sui biglietti d'auguri!! Fai la recensione ma soprattutto metti le foto di quello che hai fatto
:-)
Qui ho preso un kit di carte e cartoncini... proverò anche io a fare qualcosa
;-)

Anonimo ha detto...

Quando l'hanno dato in tivvù la prima volta, quella notte non ho dormito...
Di tutte le tragedie italiane, quella della diga del Vajont mi sembra la più assurda e terribile...

Irene ha detto...

x coneja: non guardo molta TV, ma la sera del monologo non mi sono scollata un attimo. Bella la nuova grafica del tuo blog

Anonimo ha detto...

causata dall'avidità degli amministratori pubblici e degli imprenditori economici. Purtroppo si ascoltano solo loro e solo tra loro. Non solo in Italia, ovunque. ciao.